Cosa sta succedendo al nostro ambiente? La sola certezza in risposta a questa domanda è un’ansia vaga e confusa che serpeggia tra l’umanità quando si parla dei cambiamenti climatici e delle loro possibili, disastrose conseguenze.
La psiche e la terra sono riflessi l’una dell’altra, in quanto riflessi non esistono nella loro individualità separata, esiste unicamente la loro relazione. Porre la coscienza nella relazione comporta un cambiamento psicologico: bisogna uscire dalla dualità soggetto-oggetto. Questo richiede un cambiamento del metodo di pensiero attuale, unicamente costruito sul senso dell’Io.
Fenomeni atmosferici imponenti, come quello di Vaia, una tempesta senza precedenti, ti portano fuori dall’Io. La mente, la centralina dell’Io, si spegne per lunghi istanti nei quali la coscienza fronteggia una forza incredibile, poi la mente ricomincia a funzionare e il pensiero dà i suoi giudizi: “distruzione”, “disastro”… e cerca le sue soluzioni, che non sono mai quelle della natura.
Non esiste qualcosa come una tempesta senza un Io che la definisca e neppure l’Io esiste senza una tempesta che lo circoscriva, esiste unicamente la loro relazione: una forza enorme. Se la coscienza si identifica in questa forza, allora fa un’esperienza completamente diversa dell’evento.
Per gli antichi gli eventi erano “enti”, “entità”, “spiriti”, “dei”, “dee”.
La tempesta era espressione della forza di Zeus, o era portata dalle Pleiadi, che discendevano dalle Amazzoni, o da Cimopolea, figlia di Poseidone, arrivava accompagnata dai Dioscuri, divinità che proteggevano gli uomini dagli effetti devastanti del vento. Identificandosi nella potenza della tempesta, l’uomo poteva essere insieme agli dei e dialogare con essi.
La nostra è la civiltà della prepotenza, del tentativo di potere e di controllo sulla natura.
L’individuo sa spaccare l’atomo, ma non ha più la capacità di chiedere il permesso. L’ecologia profonda è dialogo con l’anima del mondo. Sebbene siamo immersi nella civiltà del potere, ciascuno di noi può sempre scegliere il dialogo, l’amore. Scegliere l’amore, e la sua naturale manifestazione, la bellezza, è la sola vera cura possibile contro l’ansia, la paura, la confusione e la frustrazione che attanagliano gli individui nella nostra epoca. Questa è la via estetica, che si pone come grande alternativa alla via anestetica, rappresentata oggi dal modello terapeutico desacralizzato, che è propagandato ad oltranza e che si esercita contaminando l’ambiente. Non è solo con la terapia, ma è con ogni sua attività che l’uomo nel tentativo di conoscere e manipolare la natura, come prima cosa la sporca.
Per dirla con Socrate, l’uomo è naturalmente attratto verso il Bene, se non fa il Bene, non è perché sceglie volontariamente il male, ma è perché non sa più cosa sia il bene, è caduto nell’ignoranza, nella quale scambia il bene con il male e proietta il bene su piaceri e possessi esteriori.
Un cambiamento dei modelli economici esige una trasformazione dei modelli politici e sociali e deve essere supportato da un cambiamento del metodo di pensiero che sia un risveglio della capacità di dare ascolto all’anima, alle sue necessità e valori.
E per essere assolutamente concreta posso indicare le vie del cambiamento nei cammini iniziatici spirituali, filosofici e psicologici e nell’arte; si tratta di percorsi che fanno anima, cioè si occupano di ridestare la coscienza alla voce dell’anima.
Non per niente i Dioscuri, che proteggono gli uomini dalle tempeste, sono anche considerati i patroni dell’arte poetica.
Non si può andare oltre la mente con la mente, ci vuole un altro strumento e questo si può trovare nell’esperienza estetica e in quella iniziatica, in quanto entrambe sono sentieri dell’estasi. L’estasi è un’intensificazione della consapevolezza, della chiarezza di visione, uno stato di ampliamento della coscienza, una condizione di trascendenza dell’Io, è il sentiero verso una sovramente, in cui al giudizio mentale si sostituisce il potere dell’inclusione e il pensiero della mente si unisce a quello del cuore, allora la conoscenza si allea all’amore.
L’amore è un desiderio, un bisogno, una volontà, è la scelta di ascoltare, di chiedere il permesso, di dialogare.
Rimuovere questo bisogno come ha fatto la nostra civiltà è pericoloso, perché tutto ciò che viene rimosso dalla psiche si ripresenta all’uomo come fenomeno.
Parlando della tempesta Vaia, il climatologo Roberto Barbiero ha detto che “si va verso un’estremizzazione dei fenomeni” e che bisogna “riflettere sui rischi del cambiamento climatico sull’ecosistema, sull’economia, sulla salute.”
Ritengo che una simile riflessione, che riguarda il rapporto uomo-natura, abbia assoluta necessità di un metodo di pensiero non-duale.
È proprio adesso, che si sta andando verso il mondo della robotica, delle intelligenze artificiali e dei viaggi nello spazio, proprio oggi che i computer pervadono le nostre esistenze, che abbiamo un urgente bisogno di fare anima.
Scrittrice e divulgatrice internazionale della cultura immaginale e dell’ecologia profonda.